
Il decesso lo scorso 6 maggio ma la notizia è circolata solo oggi sul Twitter ufficiale della serie giapponese dedicata alle avventure dell’eroe tragico Gatsu: 32 anni di storia che non avranno un finale
Fonte Corriere.it di Federico Cella

Era con noi, i molti appassionati dei suoi fumetti, dal 1989. L’anno in cui uscì per la prima volta in Giappone Berserk, un manga forse talmente simile – sotto diversi aspetti – a molti del suo genere da risultarne del tutto diverso. Unico. La storia di Gatsu, guerriero medievale dalla determinazione infinita, andava avanti dunque da 32 anni. E non finirà, perché Kentaro Miura, il suo scrittore e disegnatore è morto. Nato l’11 luglio 1966 nella prefettura di Chiba, situata a ovest di Tokyo, Kentaro Miura è stato uno dei mangaka più famosi al mondo. Aveva soli 54 anni ed è deceduto il 6 maggio scorso: la notizia è però circolata solo oggi, rimbalzando sui siti di tutto il mondo a seguito del tweet pubblicato dalla casa editrice Young Animal Comics sull’account ufficiale della serie.
La morte per dissezione aortica acuta
Il tweet, poi ripostato con una breve sintesi in inglese, recita così: «[Rapporto sulla morte del dottor Kentaro Miura] Il dottor Kentaro Miura, l’autore di “Berserk”, è deceduto il 6 maggio 2021 a causa di una dissezione aortica acuta. Vorremmo esprimere il nostro massimo rispetto e gratitudine per il lavoro pittorico del Dr. Miura e pregare per la sua anima. 20 maggio 2021 Hakusensha Co., Ltd. Young Animal Editorial Department». Rispetto e formalità giapponesi che raccontano anche della rara malattia del cuore che l’ha portato alla scomparsa prematura. E che faticano a nascondere il dolore di un’intera comunità di appassionati.Gatsu e Caska
La saga senza fine
La saga da oltre 50 milioni di albi venduti in tutto il mondo, infinita come lo erano le magnifiche tavole disegnate in rigoroso bianco e nero da Miura, rimarrà senza una fine. E se è un dolore per i seguaci di quella che è tra le storie d’amore – quella tra Gatsu e la compagna d’armi Caska – più dolci e travagliate di sempre, in molti anche affezionati al mondo fantasy del mangaka pensano che forse va bene così. Difficile immaginare un finale degno di una storia mai banale, con tanti riferimenti occidentali, al Medioevo europeo ricco di castelli, nobiltà e fate e streghe, ma pregno di tutta la cultura scintoista-animista giapponese. E, come detto, disegnata con una cura nei dettagli tale che forse si poteva pretendere solo da un autore del Sol Levante. Di certo lo pretendeva da se stesso Miura, travolto da un successo che ha fatto di Berserk – nome anche qui derivante dalla cultura europea dei berserker, guerrieri vichinghi dalla «pelle d’orso», inarrestabili – un fenomeno mondiale. Con anime (film e una meravigliosa serie tv), videogiochi e gadget di ogni genere. Si diceva faticasse a starci dietro, la sua produzione era rallentata da anni: faceva tutto da solo, ultimamente due albi all’anno o giù di lì, perché era la sua creatura. Ma forse non sapeva, si diceva anche questo, dove condurla verso il finale. E così, il finale è arrivato in modo tragico da sé.